Il “Davide con la testa di Golia” è un dipinto del 1609 di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.
Davide non viene raffigurato con lo sguardo trionfante, ma con un’espressione di pena per Golia.
Sulla sua spada sono incisi i caratteri H.AS O S ovvero H[umilt]AS O[occidit] S[uperbiam], e quindi “l’umiltà uccise la superbia”.
Golia mostra invece un’espressione di sofferenza umana, bloccata nell’attimo in cui ha esalato l’ultimo respiro.
Il volto di Davide è il volto di Michelangelo Buonarroti.
Il volto di Golia è il volto dell’autore, Caravaggio.
Il quadro fu inviato al cardinale Scipione Borghese (tutt’oggi si trova alla Galleria Borghese di Roma) come dono da far recapitare al pontefice Paolo V, per ottenere la grazia e fare ritorno a casa.
Nel 1606, infatti, Caravaggio commise un omicidio durante una rissa e venne condannato a morte, motivo per il quale si diede alla fuga dalla città di Roma.
Con questo quadro Caravaggio voleva rinnegare tutto il successo e la fama che aveva riscosso, considerando ben più onorevole di essi il perdono e la redenzione.
Caravaggio è considerato uno dei più grandi artisti del Barocco e uno dei pittori più innovativi e influenti della storia dell’arte.
Eppure, come lo dimostrano le sue opere e la sua storia, non era felice.
Ho voluto prendere questo esempio per trasmettere un pensiero che mi accompagna: il lavoro non ti rende felice.
Ti accresce, ti migliora, ti regala soddisfazioni, ti nobilita.
In 12 anni che lavoro mi ha regalato fortissime emozioni.
Ma la felicità si trova sempre al di fuori di esso.
Quando torni a casa.
Sono sicuro che Caravaggio condividerebbe il mio pensiero.
Altri articoli della sezione pillole Approfondimenti